venerdì 22 luglio 2011

de videoludico generi - sulli giuochi di ruolo ed altre quistioni

Quest'oggi voglio trattare un argomento spinoso, sempre legato all'ambiente videoludico. Dagli albori di qualsivoglia produzione, e questo non vale soltanto in campo videogiochistico, si è sempre sentita la necessità di creare dei generi che permettessero di distinguere i prodotti quando la produzione degli stessi cominciasse ad essere consistente.

Benchè le etichette spesso e volentieri facciano storcere il naso e richiamino a certe inutilità intrinseche delle stesse, rimane il fatto che da un punto di vista prettamente pratico hanno spesso e volentieri una loro porca utilità. Prima fra tutte quella di riconoscere prodotti simili ad altri che abbiemo apprezzato, dal lato dell'utenza, mentre per i produttori può servire a determinare certi standard e parametri di gradimento. Purtroppo questi ultimamente sembrano scaduti in un "copia e incolla finchè vende, e quando non si vende più continua comunque a copiare" al punto che il pubblico spesso e volentieri affibbia il termine di capolavoro ad un prodotto che sa essere soltanto originale, tanto è ormai il valore di tale caratteristica.

Final fantasy 7: gioco di ruolo o sparatutto?
Dopo sta menata, abilmente piazzata per ricordare a tutti quanti che nei videogiochi esistono i generi, e per dimostrare al mondo che qualche volta sembro seria, vaniamo al dunque. La maggior parte dei suddetti generi videoludici hanno la gran comodità di avere una definizione oggettiva e strutturale che basta e avanza a tracciare confini netti tra certi titoli ed altri. Non tutti.

Particolarmente per un certo tipo che per molti rimane "ma si dai quei giochi strani per i nerd, che non ci si capisce un cazzo", una definizione netta è sempre stata rimandata. Molti i problemi ad esso legati.
Innanzitutto è un genere relativamente recente, affermatosi quando ormai il resto della produzione era ben definito in solidi comparti. Inoltre è sempre stato un prodotto destinato ad una nicchia, che spesso non aveva nessun rappresentante nei reparti editoriali che delineavano le categorie per i videogiocatori/lettori. A peggiorare la situazione vi è la sua complessità che spesso si dirama in meccaniche che formano sottogeneri abbastanza specifici (a mio avviso almeno tre, ma torneremo su questo punto più avanti) e che rendeva la comprensione degli stessi ben difficoltosa per i 'casual'. Infine da anni non ne fanno più di decenti, quindi alla gente ormai portasega.

Bella li, mio cuggino ieri mi ha portato un sistema operativo per il pleistescion. Si chiama croce tempo... 'na bbomba.

Da tali premesse arriviamo alla situazione attuale che in my humble opinion è insostenibilmente vaga per definire ciò che è oppure non è classificabile come gioco di ruolo. Solitamente adotterei la sempreverde soluzione del portasega, ma considerando che mi ritrovo a scrivere recensioni pensavo che in un certo senso fosse doveroso preparare i lettori a cosa potranno trovare eticattato come gioco di ruolo dalla me medesima sottoscritta. Questa è chiarezza, onestà, professionalità. Che curiosamente sono anche il mio secondo, terzo e quattordicesimo nome all'anagrafe.

Come risolvere allora l'annosa questione? ricordo di aver letto su un forum che un genio assoluto proponeva la soluzione. Semplice, senza tanti fronzoli. Se i platform hanno le piattaforme, negli sparatutto spari e negli fps spari in prima persona, un gioco di ruolo sarà un gioco dove personifichi un ruolo. Il che porta all'elegantissima conclusione: ogni gioco in cui controlli un personaggio, è un gioco di ruolo.
Il cicap ha deciso di scartare questa proposta soltanto per il piccolo effetto collaterale di eliminare ogni altro genere a favore di quest'ultimo, uniche eccezioni i giochi come tetris dove non è presente alcun personaggio nella scena di gioco (ma già erano pronti i riformisti con proteste e mozioni per considerare la forza che influenza la caduta dei blocchi come un vero e proprio personaggio). Ha però trattenuto il soggetto proponente l'idea come caso di studio per poi insabbiare tutto, visto che la sua stessa esistenza dimostrava verità a loro scomode.

Secondo Piero Angela, l'idea di considerare ogni gioco in cui appare un personaggio come GDR è un'enorme stronzata
Lo scartare questa idea estremista ci porta ad un'altra esclusione che trovo doverosa. Considerare giochi di ruolo quelli in cui si controlla un personaggio più propriamente detto, che si imbarchi in una sorta di avventura nella quale si confronterà in svariati dialoghi con molteplici PNG (personaggi non giocanti, ad esempio i pupazzetti scemi che ogni volta capitate nelle città ve ne ridicono il nome) e si troverà ad interagire con più oggetti, possibilmente più armi.
Tale classificazione ha un suo perchè ma è comunque errata a mio avviso. A suo favore la lecita attribuzione della maggiore caratteristica dei giochi di ruolo originali (cartacei per intenderci) alla controparte videoludica ne ha fottuto preso il nome: la possibilità di interpretare un ruolo.
In questi giochi si ha effettivamente la sensazione che questo avvenga, quindi per quale ragione non definirli tali? anche perchè ormai molti dei lettori di questo articolo si saranno frantumati gli zebedei, e pure la definizione "ogni cosa in cui vengono nominati gli spaghetti" sembra un lusso inarrivabile. Ed invece no, continerò indomita la mia arringa.

Zelda è chiaramente un adventure e non un GDR, perchè link è mancino.
Eccolo il perchè: questa ipotesi renderebbe inutili ben due generi che si meritano una loro propria identità: gli adventure e le avventure grafiche. Insomma tutte le avventure; dopotutto se si chiamano così allora è lecito attribuirgli quei giochi che ne rappresentano una. Pacifico. Allora i giochi di ruolo sono un genere fittizio? un'inutile velleità ridontante degli adventure? no.
Vi è un'altra caratteristica propria del gioco di ruolo cartaceo che non abbiamo considerato: l'attribuzione statistica di valori a personaggi, equipaggiamenti, nemici, abilità e quant'altro. Secondo il mio modesto giudizio, è questo che definisce un videogioco di ruolo (o GDR, o RPG, o role play game) e tale è il metro che userò per taggare i giochi in questo gran bel blog che è Bring Saw.

Crono non ha un cazzo da ridire riguardo la mia definizione di GDR
Tutto qui? tre ore per dirci questa cosetta semplice semplice? si, vi stavo deliberatamente facendo perdere tempo. No, seriamente, il concetto è abbastanza semplice, però dovete ammettere che qualche cazzata di contorno ci sta sempre bene. Ora, definita la caratteristica determinante, secondo la stessa sento di poter dire che esistono almeno due sottogeneri che si affiancano al filone principale:
gli action-RPG dove è presente un sistema di combattimento dai comandi in tempo reale piuttosto che a turni e, generalmente, un comparto avventuroso abbastanza ridotto rispetto al mainstream. E gli strategy-RPG, caratterizzati da pestaggi a turni in un campo di battaglia dove il posizionamento delle unità è di primaria importanza, e dove in genere si comanda un numero maggiore di unità; in questi la storia viene solitamente narrata tramite cutscenes che offrono ben poca interazione al giocatore. Anche la componente esplorativa è generalmente assai ridotta.

Detto questo, non mancano esempi in cui i confini fra questi sottogeneri si fanno labili, confondendosi in esperienza di gioco particolari. Abbiamo, per citarne qualcuno, Shining force che pur mantenendo un'esplorazione complessa sfoggia battaglie che comprendono molti elementi strategy, e secret of mana che affianca a combattimenti in tempo reale propri degli action un interazione con il mondo degna del filone principale. Tendenzialmente considero questi titoli come giochi di ruolo, senza relegarli a sottocategorie, ma questi sono dettagli. Ciò che vi è di certo alla fine di questo dibattito, è che zelda e compagnia bella non sono da considerarsi (IMHO, sempre e comunque IMHO) dei giochi di ruolo. E questo è quanto.

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